Gli analisti come Beppe Severgnini, il preparato ed abile giornalista che scrive la rubrica “Italians” sul Corriere della Sera ha una dote sopra tutte: la finezza analitica. Il Sig Severgnini non si fa sfuggire nulla sui vizi e le virtù degli Italiani in patria come all’estero e questo fa il palio con la sua esperienza di italiano ben integrato nel mondo internazionale cosìdetto “civile” e moderno; per questa ragione si possono usare le sue cronache per agire sul fenomeno del turismo in tutto il mondo e comprendere come mai alcune tendenze di paesi stranieri siano ancora poco diffuse in Italia. Perchè gli Italiani sono pigri e conservatori di natura e spesso non viaggiano se non in condizioni di totale assistenzialismo, come ci illustra il Severgnini in varie disamine sui micidiali personaggi che arrivano a rubacchiare sapone, saponette, asciugamani o altri accessori di Hotels come se fossero prede di guerra.
Le regioni confinarie come la Valle d’Aosta fanno un pò eccezione per usi e costumi non tanto in quanto “insufficientemente italiane” come può pensare qualche pregiudizio esotico ma perchè in quelle regioni sono stati obbligati ad agire con una cultura della ricettività turistica innovativa ed in linea con altre nazioni che hanno fornito buona parte del turismo di qualità.
Prendiamo i Residence in zona Aosta e nel resto della regione: essi sono una perla dell’innovazione come servizi ed efficienza ma nella tradizione del normale Residence ben costruito a regola d’arte per essere parte di un paesaggio bello, naturale, armonioso. Poi c’è la sfida per portare gli Italiani sul piano non dell’assistenzialismo consumistico ma sul piano della vacanza di escursione e di “self made”; il primo obbiettivo è di sviluppare un tessuto connettivo di negozi e market dove si possano reperire cibarie, bevande, merci utili per stare dei giorni in una sistemazione che abbia forniture adatte per stare come a casa propria. All’estero questa cultura non è una novità.
Nessun commento:
Posta un commento